mercoledì 13 febbraio 2013

Novità in arrivo: Edilbe Woman, Lilies on Mars e CorLeone

In uscita il 22 febbraio, "Nation", il ritorno degli Edible Woman, con il loro quarto album in studio. Si tratta di un un disco che cerca di fotografare il momento esatto in cui qualcosa sta per esplodere. Parla della fine di un modo di vivere e di analizzare la realtà, nell’attesa di nuovi e alternativi modi di pensarsi e relazionarsi col mondo al di là dei propri personali confini.
La presentazione ufficiale del nuovo album avrà luogo nella terza serata del Go Dai Fest, curata da Roberta Sammarelli dei Verdena, proprio il 22 febbraio all'Angelo Mai di Roma, che vedrà sul palco anche i Verbal e i Spread.





Retro-futurist, chitarre sognanti, sintetizzarori, voci ipnotiche e suoni psichedelici: un astratto dreampop, tra spazio e realtà. Le Lilies on Mars hanno appena ultimato i mix del loro terzo album in uscita a Marzo. “Oceanic Landscape”, quarta traccia del disco, è il primo singolo e vanta della prestigiosa partecipazione di Franco Battiato, con il quale le Lilies sono recentemente andate in tour nel Gennaio 2013. Lilies on Mars sono Lisa Masia e Marina Cristofalo, musiciste con sede a Londra. Affascinate dallo spirito DIY, hanno prodotto e mixato il loro album di debutto nel 2009, masterizzato da B. Gautier, produttore dei Cure, Paul McCartney, Fleet Foxes. Lo stesso anno debuttano live con Franco Battiato al teatro Le Cigale di Parigi per poi, continuare il loro tour in UK, Italia, Germania e USA.



Torna con ‘Blaccahénze’ CorLeone, una delle tante anime musicali di Roy Paci. Non solo jazz sperimentale e d’avanguardia,vi si trovano riferimenti alla no wave newyorkese, le grandi contaminazioni di progetti come Naked City di John Zorn e Fantomas e Mr. Bungle dell’amico Mike Patton, echi di ‘Live electric and brutal’ di Miles Davis. Un background nel quale Roy non si improvvisa. Roy inizia nel 1986, a soli 17 anni, grazie al sestetto As Sikilli del sassofonista Stefano Maltese il suo percorso nel jazz meno convenzionale. Seguono negli anni Zu e Trionacria, formazioni rispettivamente di jazzcore e jazz sperimentale da lui coofondate tra il 1997 e il 2001.  ‘Blaccahénze’ (il titolo prelevato dal dialetto di un paesino abruzzese, Montorio che sta a significare casino, bordello) ci lascia capire che del jazz stereotipato c’è ben poco. La musica sin dal primo impatto suona ruvida, bizzarra, deviante e talmente spiazzante che non tradisce le radici profonde del ‘terronismo’ di Roy Paci. Sono stati coinvolti all’interno del progetto dei musicisti che hanno un’impronta musicale decisamente eterodossa, per ottenere un impatto spiazzante e non etichettabile. Le composizioni hanno volutamente un respiro universale grazie alle diverse tecniche d’improvvisazione non necessariamente jazzistiche. Con questo album Roy Paci prova a trasmettere i flussi emotivi della realtà che ci circonda che vanno dalle emozioni viscerali e struggenti della sua terra alle asperità feroci di quest’ultimo millennio. È un laboratorio aperto a contaminazioni disparate e vicino ad un certo tipo di musica filmica.

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